“State of the Nation”: quando il “synth-pop” anni 80 divenne antimilitarista

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State of the Nation” è il singolo di debutto del gruppo musicale statunitense Industry, pubblicato dalla Capitol Records nel 1983 ed estratto dall’album “Stranger to Stranger”. Il testo della canzone, di matrice spiccatamente antimilitarista, affronta il tema della guerra e le storie dei ragazzi statunitensi partiti per combattere e che non ritorneranno mai più a casa.

Gli Industry sono stati forse l’esempio più lampante di come negli anni ’80, con la canzone giusta, si poteva arrivare dappertutto. Il loro primo album “Stranger to stranger” era uscito nel 1983 senza farsi troppo notare. Il singolo “State of the Nation” ha raggiunto la prima posizione in Italia e la numero dieci in Svezia. Negli Stati Uniti è arrivato alla posizione 81 della Billboard Hot 100, simile piazzamento dopo l’ottantesima anche in Australia. È stato un grande successo dance anche nel continente asiatico, soprattutto nelle Filippine.

Il videoclip della canzone è stato girato su una vera portaerei (adibita però a museo), la USS Intrepid, che durante la seconda guerra mondiale aveva partecipato alle operazioni in posti come Okinawa. Esistono due versioni del videoclip: nella prima, la band suona all’interno della portaerei e nella seconda, la band suona all’esterno, nel parco di un elegante palazzo.

La formazione degli Industry era composta da Jon Carin alla voce solista e ai sintetizzatori, Mercury Caronia alla batteria e percussioni elettroniche, Rudy Perrone al basso e alla chitarra e Brian Madden Unger alla chitarra.

Ho fatto questa cover su richiesta del mio amico ( ed ex-allievo di pianoforte) Piero Salussolia, ma non nascondo che l’ho fatta anche per me: gli anni 80, sebbene nei miei ricordi siano meno idilliaci del decennio precedente, rimangono comunque un periodo che la mia generazione considera d’oro. Benessere, zero pensieri, “milanodabere”, lavoro per tutti, divertimento senza limiti (se non quelli imposti dal buon senso). In questa dimensione orgiastica c’era chi, facendo ballare e divertire la gente, parlava di temi importanti come la guerra ma, onestamente, chi si impegnava ad ascoltare con attenzione il testo?  L’unico pensiero che dominava era scendere in pista e, nella confusione visiva delle luci stroboscopiche, individuare la preda per chiudere la serata da vero “paninaro”. Molto meglio gli anni 70, quelli della creatività trascendente. Ma questa è un’altra storia.

Buona visione e buon ascolto.

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