Jakub Zytecki, finalmente un chitarrista giovane che ragiona con la sua testa

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Ciao, sono Jakub, ho 24 anni e adoro fare rumore nella mia stanza. Sono rimasto affascinato dalla musica da quando ho memoria. Ho iniziato con la registrazione di brani a 8 bit dalla mia vecchia console di gioco NES su un registratore a nastro. All’età di 12 anni, ho preso la mia prima chitarra elettrica e ho rapidamente dimenticato che qualcosa al mondo accanto a quello strumento esisteva davvero.
Poco dopo, una band “DispersE” ha prendere vita, in cui suono ancora oggi. Durante quel periodo, ho cercato la mia identità musicale ovunque io possa. Ho provato a suonare con quante più persone possibili, ho provato a esercitarmi 27 ore al giorno, ma soprattutto a creare musica e immergere i segreti di una canzone ben scritta.
Penso che nel corso degli anni, sia l’ultimo a cui mi sono interessato maggiormente. La possibilità di trovare una porta al cuore umano con l’uso di suoni, immagini o parole mi colpisce di più. Non molto tempo fa, ho iniziato a pubblicare musica solista sotto il mio nome…

Questo si legge nel (pessimo) sito del musicista Jakub Zytecki, chitarrista 24enne polacco.

Mi ha colpito la perizia tecnica, non ancora sfruttata a dovere, segno che è ancora nella fase dell’ “Impara l’arte e mettila da parte” ma, soprattutto, emerge l’intrigante miscela di elettronica e strumenti elettrici, nonché di un batterista molto misurato e con un stile molto “drum-machine”.

Ne salta fuori un prodotto visionario, confuso, con riverberi lunghissimi e richiami lisergici seguiti da  repentini, schizofrenici  momenti di lucidità.

Finalmente dei ragazzi che sanno suonare i loro strumenti e che tentano strade nuove al posto di coverizzare brani altrui aggiungendo solo una notevole abilità tecnica; se si potesse fare un parallelo con la poesia sarebbe come inserire nell’ infinito leopardiano termini come mainstream e “dissonanza cognitiva“, segno di indubitabile quanto parziale erudizione ma che nulla aggiunge al significato originario, anzi lo snatura.

Meglio dire un sacco di cazzate  che sono una personale conquista elucubrativa, piuttosto che fare il pappagallo a vita, correndo su e giù per i manici delle chitarre come se non ci fosse un domani.

Bravo, innovativo, ha un mondo musicale interiore sfocato ma con molto potenziale.

Segue una performance live interessantissima, per chi si è stufato dei soliti cliché.

Evviva l’anarchia sana dell’impulso creativo musicale.

Il contenuto di questo articolo è stato redatto da qualche tempo, nel frattempo le circostanze possono essere cambiate.
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