Genesi di un album progressive: “Prog Line”

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Correva l’anno 2016, io ero già in lockdown volontario, complice una sindrome ansiosa generalizzata (GAD) dovuta a squilibri ormonali  e ad altri fattori avversi esterni, (quando mi dicono che sono sempre “avanti”… ecco la prova provata :-) ) e l’unico contatto che avevo con il mondo esterno e le persone erano i social, in particolare Facebook.

Mi ero iscritto al gruppo Facebook “Prog Line” e, per distrarmi da quel maledetto “mal di vivere”, pensai di dedicare al gruppo un brano strumentale da pubblicare tassativamente allo scoccare del primo secondo dell’anno nuovo.

Con il passare degli anni divenne una consuetudine, non so bene quanto apprezzata dall’utenza, sicuramente calorosamente accolta dagli amministratori.

Ma facciamo un passo indietro…

Che il progressive-rock sia stata la mia VERA scuola musicale non lo posso negare, tanto da portarmi a suonare e a collaborare per sei anni (nei mitici 90) con due esponenti di spicco della Premiata Forneria Marconi (PFM): Patrick Djivas e Franz Di Cioccio.

Purtroppo hanno ripreso a fare musica dal vivo solo dopo che la nostra collaborazione era terminata, tra l’altro da qualche anno, altrimenti avrei potuto – forse indegnamente – sostituire il grandissimo Flavio Premoli.

Archiviata quell’esperienza (che riassumo in  una frase, per cui Google mi classifica come aforista: “Non guardare i miti troppo da vicino, gli puzza l’alito”) l’amore per quel genere musicale, che ha costruito nell’adolescenza la mia personale visione estetica del mondo, ha sempre lavorato in background, anche se nel tempo ho composto brani per vari generi musicali: musica di scena per spettacoli teatrali, colonne sonore di documentari e di un film, new age, fusion, chillout, lounge, smooth jazz etc etc…) e si è risvegliato in un momento della vita in cui si fanno i famigerati “bilanci”, del tutto inutili se non per deprimersi ulteriormente.

Ritorniamo ora allo scopo di questo articolo…

Col passare del tempo i brani si accumularono e, nel 2020, in piena pandemia, decisi di raccoglierli in un album, il cui ricavato è stato devoluto  interamente alla Croce Rossa Italiana.

Riascoltando i brani a “bocce ferme”, devo dire che è l’opera più articolata e complessa da me partorita, se si esclude la musica di scena di uno spettacolo teatrale intitolato “La conquista del Cervino” per la regia di Livio Viano, in cui ho fatto ampio uso della forma sinfonia, e tenuto conto che l’ho suonato interamente io, da polistrumentista scapestrato quale sono.

ANALISI DEI BRANI

Shangri-La

Sento influenze dei Camel, dei Gentle Giant nelle parti più dissonanti, dei King Crimson, della PFM stessa quando suona il flauto, degli immancabili Genesis nel crescendo finale con i cori del Mellotron in sottofondo. Il brano mi è costato parecchi giorni di lavoro e si ispira al famoso, omonimo villaggio-Eden di questo film di Frank Capra.

Fugge il Tempo

Di chiara ispirazione “genesisiana” post Gabriel (il riferimento potrebbe essere l’album ...And Then There Were Three…” ???) con un pizzico di Brand-X nella parte finale. Riprendo certe ritmiche del Phil Collins d’annata. Nel mezzo un interludio nostalgico che mi ricorda il tempo in cui indossavo delle pesantissime cuffie Koss Pro 4a (non comprate la versione “remake” su Amazon o altrove perché, a parte il peso che è rimasto invariato e per colli taurini, è lontana anni-luce dalle sonorità di questa storica cuffia) e mi immaginavo il mio mondo ideale.

Miraggio

Questo brano è un coacervo di Camel, i Gong di “Shamal” e Banco del Mutuo Soccorso, con quell’interludio pianistico che ricorda le scorribande tastieristiche circolari di Gianni Nocenzi.

Gnomi

E’ una composizione che risale a tanti anni fa e che ho voluto riprendere per l’occasione. Ero fresco di studi composizione, poi abbandonati perché troppo condizionanti… quando mi accorsi che ero ossessionato dalle quinte e dalle ottave parallele decisi che era l’ora di smetterla di studiare e di darmi all’empirismo puro. Troviamo influenze ancora del “Banco” (c’è anche una citazione di un loro brano, all’ascoltatore scovarlo!)  e dei Camel, ma si sentono anche i miei studi approfonditi dei Goblin e  del “Progetto” di Alan Parsons (Alan Parsons Project).

La valle dei grandi cardi

La prima parte è sentitamente dedicata ai Moody Blues, la seconda parte, dopo l’interludio, è influenzata da PFM e Gentle Giant.

Il musico di Corte

A partire da questo brano si abbandona un pò il classico stile prog  per avventurarsi in generi contigui, meno colti lessicalmente, non per questo disprezzabili. Forse il sapore de “Le Orme” c’è… uhmmm… solo in alcuni punti, ma è più un retrogusto che un sapore vero e proprio.

Vento onirico

Molto “floydiano”, ma a modo mio. Nient’altro da segnalare, se non un’inquietudine di fondo tutt’ora irrisolta.

La danza delle streghe

E’ una bonus track che sconfina un pò nella fusion, ma sento del prog in alcuni punti.

Bene, la messa (in onda) è finita.

Se volete ascoltare l’album gratuitamente e in bassa risoluzione, questa è la playlist:

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…se invece volte acquistare un brano o l’album intero seguite  i link presenti in questa pagina,  o direttamente qui.

Il contenuto di questo articolo è stato redatto da qualche tempo, nel frattempo le circostanze possono essere cambiate.

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