Strumento della volontà di qualcun’altro, chiamato a risolvere problemi non da lui creati, si consola con la fetta di potere che la contigenza gli presta, previo un patto di restituzione delle armi dopo aver fatto lo “sporco lavoro” conto terzi.
Come risolve i problemi il dirigente “tuttodiunpezzo” ? Ovviamente creandone altri, procrastinando, con cure palliative, la malattia di una società che ancora non ha trovato un modello integralmente sostenibile.
La gente non vive, sopporta per vivere, vede i furbetti gettare il sasso e nascondere la mano, constata la totale assenza di intelligenza nell’organizzazione e nell’utilizzo delle risorse, si indigna di fronte all’arricchimento di qualcuno e l’impoverimento di qualcun’altro, scende in piazza per lottare contro i privilegi della casta e per migliorare la vita quasi borderline delle persone comuni.
Come profilare il dirigente pubblico? Ha seicento lauree inutili che sbandiera per giustificare la proprietà intellettuale della verità assoluta, è statisticamente anaffettivo, si fregia di un rigore morale ineccepibile e rifiuta di default l’approccio empatico.
Per “l’uomo in cravatta” contano i numeri, non le persone, men che meno le idee. Ma quest’ultime sopravviveranno anche al più patetico funzionario della res publica: le idee non vanno in pensione, i dirigenti si. 3000 Euro al mese.