Raggiunta una certa età, si può constatare che non c’è niente di particolarmente commovente in un compleanno; é un’invenzione culturale per ricordare la ciclicità degli eventi e per illudersi che qualcosa o qualcuno conti veramente.
I sarti esistenziali misurano l’esistenza in anni e, ad ogni step raggiunto nel fluire del tempo, ballano la danza della sofisticazione, per motivi del tutto irrazionali.
Che “sfracassamento di pelotas” quindi assistere alla profusione di tutte le melenserie atte all’uopo.
L’unica evento da festeggiare, con la vaga certezza di rendersi utili a se stessi, è il disincanto. Almeno si è testimoni delle relazioni, delle proporzioni, se il livello di lucidità si mantiene per un periodo sufficiente, durante il quale si E’. Testimoni appunto, e basta.
Una telecamera nel cervello, per diventare i registi della propria apparizione in questo livello dell’esistere, un film di camei con pochi protagonisti.