Nell’ambiente professionale, parlare di mixare e fare il mastering è come bestemmiare, tuttavia, in alcune occasioni, è l’unica soluzione. I pre requisiti per un buon mixing&mastering sono:
- ambiente trattato a dovere, poco riflettente e poco risonante
- diffusori monitor di buona qualità
- possibilità di ascoltare nell’automobile, dagli altoparlanti del televisore, nelle cuffiette da jogging, dagli altoparlanti degli smartphone
Se manca il primo presupposto, giocoforza gli altri due, o quantomeno il secondo, sono indispensabili.
In una stanza poco trattata, con risonanze spurie, è pressochè impossibile chiudere un lavoro musicale senza essere attanagliati dal dubbio, anche avendo monitor da 10mila euro.
Non ci sono monitor di qualità assoluta ed universale, ognuno ha le sue orecchie e la sua equalizzaione interna, cioè è più sensibile a certe frequenze, o meno.
Tuttavia è ragionevole dedurre che se un certo tipo di monitor (concepito per suonare “vero” e non “bello”), se presente statisticamente in migliaia di studi di tutto il mondo, una ragione ci sarà pure. Infatti c’é.
Certi diffusori monitor sembrano translare meglio il flusso sonoro, che deve essere fedele al suono originario.
Il problema è meno sentito per la musica elettronica, dove conta più che altro il controllo delle basse frequenze.
A lavoro fatto deve inevitabilmente seguire una verifica su diffsuori hi fi e sugli apparecchi elencati nel punto 3.
Se invece si è chiusi nella propria stanza, 4×4, magari in un condominio, allora l’uso delle cuffie diventa una scelta obbligata. Anche per le cuffie valgono i parametri di linearità e di neutralità sonora: “ciò che si ascolta è”.
Ecco una breve guida per decidere quale cuffia scegliere, sulla base di un sito che si occupa di “linearizzare” sia le cuffie, sia i monitor in studio, ragionando sulle riflessione con opportune rilevazioni ambientali, atte a scorpire le frequenze eccedenti e/o carenti.
Buona visione.