Ipotesi sull’ottimizzazione del lavoro… ed altre, futuristiche, riflessioni

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Nei tempi grami, il lavoro dovrebbe cessare di essere prestazione d’opera fine a se stessa, sarebbe d’uopo rientrasse nella categoria dell’utilità, che è il rovescio della medaglia della necessità . Sull’argomento si può e si deve discutere, ma tra un panettiere e un “Razzi” saprei cosa scegliere.

Ed ecco quindi spuntare all’orizzonte lo spettro del revisionismo della società, la cui organizzazione è inadeguata ai tempi. La vita ha un flusso che non va ostacolato: è come l’acqua, non è possibile fermarla stringendola nei propri pugni, perciò bisogna adeguarsi a questo flusso.

Se dovessi, in tutta la mia incompetenza nel merito, disegnare un nuovo modello di società, avrei quattro o cinque argomenti principali su cui puntare, partendo dal mio paese, l’Italia:

  • la lotta VERA alla corruzione, cambiando alla radice il sistema politico e puntando ad un’evoluzione culturale che tenga conto di una visione oggettiva della “rex estensa” e si liberi dalle speculazioni inutili della “res cogitans”
  • la gestione dei flussi migratori, destinati ad aumentare esponenzialmente con il rischio, in prospettiva, di una sostituzione etnica, non fosse che per una mera conta dei presenti e soprattutto degli assenti
  • l’assistenza sanitaria e sociale
  • la ricerca tecnico-scientifica indirizzata al miglioramento della qualità della vita e al superamento dei lavori alienanti in virtù di un’oculata gestione della tecnologia robotica
  • il ripristino, per quanto possibile, dell’eco-sistema del pianeta Terra.

La corruzione si basa quasi sempre sulla logica di un profitto viziato dall’ingordigia e dalla prevaricazione sociale: perchè non accontentarsi di quello che è sufficiente alla propria vita personale? Perchè non rendersi conto che i bisogni li creano le lobby dell’industria, nazionale ed intenazionale? Che bisogno c’è di cambiare smartphone ogni anno? Quante automobili ultra inquinanti ci vogliono far comprare ancora?

Per eliminare tutto ciò basta svegliarsi dall’incanto dell’offerta luccicante e stravolgere le regole dell’economia introducendo il concetto di necessità “necessaria” e necessità di secondo grado, facilmente derogabile.

La decrescita felice è praticabile, basta svegliarsi e capire che la metà dei nostri bisogni è un miraggio provocato dalla perversa logica del consumismo.

La democrazia rappresentiva è quasi finita: chi si riconosce ancora nell’incompetenza e nella cecità strategica della politica attuale, fatta eccezione per qualche movimento realmente rivoluzionario?

“L’immaginazione al potere” non è più uno slogan applicabile, purtroppo.

Il flussi migratori sono inarrestabili, quindi bisogna pensare al migrante -in un contesto di regole internazionali che tengano conto dell’equa ripartizione- come una risorsa e non come una minaccia, ma il primo presupposto è che lo stesso rispetti la cultura, lo stile di vita e l’organizzazione sociale del paese ospitante, non può pretendere di imporre le proprie regole. In casa d’altri ci si adegua alle abitudini degli ospiti, altrimenti è invasione e come tale, va combattuta.

A tal proposito, occorre quindi riorganizzare le forze dell’ordine, addestrarle e dotarle di mezzi idonei e soprattutto di strumenti legislativi adeguati alla contingenza: anche questo è compito della politica oggettiva, perchè della politica “politicante” ne abbiamo piene le pelotas tutti quanti.

Io penso che il vero scopo della politica rappresentativa sia di auto-eliminarsi progressivamente (sono ingenuo eh ?? ), permettendo l’auto-governo dei popoli, attraverso le piattaforme telematiche che permettono la social-democrazia, dove per “social” si intendono le community on line opportunamente organizzate e regolamentate.

Le criticità di un tale sistema sono tante, così tante da farlo apparire praticamente utopico, a partire dall’assenza sconcertante di discernimento tra notizie vere e false: un sistema formativo secolarizzato che tiene conto dello sviluppo critico del pensiero umano, della sua educazione e dell’assunzione di responsabilità più che della sua istruzione meramente nozionistica, può intervenire in questo senso, e migliorare una situazione al momento drammatica.

Adottando queste misure ci sarebbe praticamente l’azzeramento dei costi della politica, entrerebbe in vigore la democrazia dei numeri, che è intrinsecamente ineccepibile ( anche se deve essere “benevolente”, arrotondare per eccesso, come insegna la storiella degli undici cammelli da spartire fra tre fratelli), in un regime di totale libertà d’opinione anche se, per avere delle opinioni verosimili, credibili ed appicabili, di strada bisogna farne, non è mai un risultato immediato, dati i presupposti, senza i quali la libertà è condizionata.

Per essere liberi veramente bisognerebbe vivere in un isola deserta con la “manna che piove dal cielo”, ma soprattutto bisogna essere liberi da se stessi e dai propri inevitabili condizionamenti. Impresa titanica, che riesce a pochi e solo se fortunati.

Il flusso della vita non è un concetto astratto: per la razza umana, si traduce senza tema di smentita nella conservazione della Specie. In una popolazione umana destinata a superare i 13 miliardi di persone nell’arco di un trentennio, il problema diventa enorme e si tradurrà probabilmente nell’egemonia di qualche etnia.

Per come intuisco le cose, la società occidentale è destinata a sparire. E’ una questione di numeri. Fra qualche manciata di lustri la terra sarà popolata – a spanne- da 6 miliardi di asiatici, 4 miliardi africani e 600 milioni di europei.
Non ho soluzioni per un problema di questo tipo, se non accettare il flusso della vita che, in questo momento storico, sta andando in questa direzione.

Posso solo ipotizzare che sopravviverà chi avrà strategie diplomatiche efficaci, un’intelligence sopraffina e una tecnologia adeguata per difendere il proprio diritto ad esistere.

Il bisogno di assistenza sociale e sanitaria sarà proporzionale alla tecnologia sviluppata e ai progressi della ricerca, ma l’interesse in questo campo è ancora orientato al profitto più che alla volontà di soccorso, purtroppo.

Saranno problemi che si risolveranno, ma la mia generazione non vedrà di sicuro questi cambiamenti.

Per finire, anche se probabilmente è già troppo tardi, bisognerà salvare il pianeta terra dallo sfruttamento indiscriminato delle sue risorse da parte della razza umana, già così fortemente occupata ad auto-distruggersi.

Vedo “grigio” oggi, eh? Del resto la giornata è plumbea.

Passerà.

Il contenuto di questo articolo è stato redatto da qualche tempo, nel frattempo le circostanze possono essere cambiate.

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