Diagnosi: “Intolleranza al lavoro subordinato”

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schiavismo-beni-virtualiNiente da fare, proprio non ce la faccio a lavorare con qualcuno che mi dice come e cosa devo fare, quindi, a meno di non arrivare a compromessi accettabili, sono destinato  a “dormire sotto i ponti”.

A volte non mi sopporto neanche quando lavoro per me stesso, quando tragicomicamente tento di darmi delle scadenze, dei criteri operativi; è tutto inutile, mi prendo in giro da solo, perché sono un fottuto fatalista, vagamente nichilista.

Le cose vanno come vanno, tentare di migliorarle ha un effetto transitorio, quindi parzialmente significativo. Questo lassismo preoccupante è quindi frutto della (per me) mancanza di senso: sempre il solito problema.

Questo è il mio lavoro, alla fine della fiera: parlare delle mie idiosincrasie croniche e dei miei innumerevoli difetti, cosi da essere additato ad esempio negativo. Dal punto di vista morale il fatto mi scivola addosso come acqua piovana ma sono quasi certo che, confrontandosi con me, molti si potranno fare belli e meritevoli. Senza reietti non ci sarebbero eroi.

Ho un orto sotto casa: ecco la mia prossima fonte di sussistenza. Fanculo alle proteine.

Il contenuto di questo articolo è stato redatto da qualche tempo, nel frattempo le circostanze possono essere cambiate.

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