Ho letto parecchie recensioni del film in questione, ma nessuna soddisfa l’impressione che mi ha dato.
Il tema di fondo per me è l’alcolismo del protagonista maschile, origine di tutti i mali, anche pregressi, ma in una accezione che è sfuggita a gran parte dei critici. Per Antoine (Jean-Pierre Darroussin , perfetto per questo ruolo, fosse per me lo metterei nella lista dei “caratteristi” più rappresentativi di tutti i tempi) questo è il problema.
Ebbene, quell’alcolismo di cui parlo, è in realtà un anelito alla libertà dai sensi di colpa, dai ruoli, dalla gelosia per una moglie (Carole Bouquet) ancora piacente e della quale ha comunque perso la stima (salvo poi ritrovarla nel finale), dai suoi complessi di inferiorità. Lo si capisce dalle prime tre birre che beve al bistrot dove attende l’avvenente consorte.
A differenza del cinema italiano, che per me ancora latita, sia in termini di qualità che di idee, il cinema francese continua a sorprendermi, anche nel presente, non scomodiamo i grandi registi francesi quali Chabrol, Tavernier, Truffaut. Film diretto da Cédric Kahn. La sceneggiatura trae ispirazione da un romanzo di George Simenon… successo garantito, a patto di non essere registi mediocri.
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